RILIEVI D'ANDRADE
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I RILIEVI DI ALFREDO D'ANDRADE
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Alfredo d'Andrade, nome con cui è comunemente conosciuto Alfredo Cesar Reis Freire de Andrade, nato a Lisbona il 26 agosto 1839 da famiglia lusitana che lo spinge in gioventù a trasferirsi a Genova, insieme al fratello Julio, per introdursi al mondo degli affari, che però non lo attrae, dimostrando invece interesse per la vita intellettuale e le arti decorative.
E' stato un architetto, archeologo e pittore, naturalizzato italiano con il conferimento della cittadinanza italiana nel 1912 (tre anni prima della sua morte, avvenuta a Genova il 30 novembre 1915).
Anni dopo essersi iscritto all'Accademia Ligustica delle Belle Arti, diventa Sovrintendente alle Belle Arti di Liguria e Piemonte e dirigerà tutti i restauri di chiese e castelli effettuati sino al 1915 in queste regioni.
Nel 1883, dopo accorati appelli del Marchese Marco Maglioni, visita il Borgo medievale del Castello di Andora, effettuando rilievi e rappresentazioni grafiche dettagliate dei principali edifici monumentali.
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Si precisa che i testi seguenti sono le fedeli trascrizioni delle descrizioni e note manoscritte da Alfredo D'Andrade sulle rappresentazioni grafiche realizzate in occasione della sua visita al Castello di Andora nel 1883.
Gli originali sono conservati presso la Galleria d'Arte Moderna - Torino e le copie utilizzate appartengono alla Collezione Privata di Marino Vezzaro.
Le foto utilizzate per illustrare i vari testi riproducono lo stato attuale di manufatti, porzioni degli edifici monumentali e particolari costruttivi, similmente a quanto rappresentato graficamente nei disegni di Alfredo D'Andrade.
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Elaborato tratti da "Studio per il recupero architettonico - urbanistico del Castello di Andora"
Ovidia Siccardi - Facoltà di Ingegneria - Università di Genova - 1995/96
"Veduta del paese detto Castello d’Andora dalla strada antica detta romana fra detto paese e Laigueglia.
Rocca del Castello d’Andora.
Andora fu feudo dei Marchesi di Clavesana che ivi, secondo il Bortolotto, avanti il sec XI o meglio avanti il X° fabbricarono il Castello …. molti secoli tennero tranquillamente e pacificamente quella Signoria i Clavesana e finalmente nel 1252 la vendettero alla Repubblica di Genova.
G. Rossi da Ventimiglia, autore della storia della Città e diocesi d’Albenga, dice Andora nel medio evo fosse stata sede d’un visconte. Nel 1321 i Guelfi riuscirono ad impossessarsi di Noli e Andora, in quanto dopo il vescovo d’Albenga Em. Spinola capo di parte Ghibellina attaccò il Castello con 80 cavalieri e gran numero di fanti e morì davanti al luogo sotto al cavallo ferito mortalmente.
La peste del 1348-50 e quella del 1528 desolarono il luogo che da allora in poi non si riebbe piu.
La porta d’ingresso ad arco di sesto acuto venne ristretta in epoca posteriore a quella della sua costruzione. Questo lavoro di ristringimento e assai antico poichè si apre dal lato interno furono eseguite delle pitture che non furono opere posteriori al sec. XV°. Allora del ristringimento fù costruita una caditoia al di sopra della porta. Fuori della porta vi è una salita artificiale destinata a far montare una specie di fosso che dovevasi traversare su ponte mobile.
Ora I parapetti di difesa sono forati per le armi a fuoco e essi sono tutti lavori di ristauro probabilmente del sec. XVI e fatti ad un tempo con le garitte sporgenti agli angoli dei muri.
Il fondo della latrina in D2 era voltato a tondo dalla parte dove insieme, poi si gettavano le acque della cucina e le immondezze del piano superiore ove verso la fossa si vedono tuttora i modiglioni del suolo del cesso. Il canale di questo cesso scende nello sperone del muro e trova il suo esito verso l’esterno della rocca alla base di dettomuro in Q.
La scala che porta verso la nostra sinistra, al piano superiore dell’abitazione signorile ed verso la destra, per di sopra alla volta della prigione, al terrazzo e abitazione sulle volte del portico e di la sul corridoio dei merli.
Su per una scalinata di una dozzina di scalini di 38x18x1.5 si ascendeva parallelamente al muro di perimetro, mezzogiorno della rocca, ad un pianerottolo, di 1,93 x 1,32, sul quale, in un risalto all’uopo, riposava uno dei lati di un ponte mobile su di cui si passava per entrare, attraverso la porta principale d’ingresso, B, nella rocca.
Questa porta che aveva ed ha cm 169 di larghezza, venne, nel sec. XV, ristretta in una porticina di cm 51. Egli e sulla muratura che servì a restringere la porta che furono eseguite le pitture che oggi la parte più generalmente scoperta di questa rovina.
Dalla porta si passa nell’atrio a portico. Questo che era prima soffittato in legno è stato voltato in epoca posteriore alla esecuzione delle pitture di cui parlai or ora. – A mano sinistra di chi entra trovasi la porta di una piccola prigione, dell’area di circa sette metri, ed oltre, sempre a sinistra, per un androne, si passa nel piano terreno del corpo di fabbrica che serviva di abitazione al Castillano.
Questo corpo di fabbrica si componeva di una grande camera al piano terreno di circa m 13 x 6.50 dove ancora adesso si vedono le tracce di un vasto cammino.
Ivi era certamente la cucina che non era rischiarata che da tre feritoie della luce di cent. 90 x 8. In capo a detta cucina si vede la finestruola o portina, ed altra apertura, verso la latrina.
Della prima e in oggi solo visibile l’arco tanto interno che esterno perchè detta portina, che è stata murata, è oggi sotterrata.
Dal lato interno della cisterna si vede da questo lato, abbenchè non completamente in faccia, qualchecosa che pare una apertura murata. Io non sò se dalla cucina per un corridoietto tortuoso si andasse ad attingere acqua direttamente alla cisterna senza dovere uscire nel cortile per cavarla dal pozzo sulla volta di detta cisterna.
Il fatto di una finestruola verso l’interno della cisterna e comune in altre cisterne fra le rovine del Villaggio attorno a questa rocca.
Questa fabbrica sull’angolo ovest della rocca è certamente la parte d’antico destinata alla abitazione signorile: pare anche la più antica fra queste costruzioni se forse si andasse in origine al piano superiore non restano tracce ben definite: possiamo però supporre che una scala che partisse dalla vicinanza della porta d’ingresso nel muro di perimetro, costeggiando questo, vi portasse. Occupava perciò questa scala il posto ove più tardi fù costrutta la prigione. (1)
Da allora in poi chi dall’atrio andava al piano superiore dell’abitato doveva passare la porta, l’androne, la porta, passare in cucina, e per raggiungere la scala, che a destra per una sola rampa, ivi ce lo cunduceva.
L’ambiente al piano superiore ha tre grandi finestre, una a sud ovest, l’altra a nord ovest che potrebbero essere specialmente le due ultime allargate dopo la prima costruzione. Questo piano forse in origine non era che un solo ambiente: più tardi, dopo fatte le volte della cucina, della primitiva una se ne fecero due. Nella seconda, giustamente al disopra del cammino della cucina vi era, pare, altro cammino. All’angolo nord al di sopra della Μ vi era ed è una apertura da dove certamente era appesa una latrina.
Nel bel mezzo dell’area che cingono le mura di perimetro si vedono ancora poche tracce di una costruzione le di cui pietre sembrano mensole con maggiore cura della altra. Sembra che le sue mura avessero lo spessore di m 1,72 alla base e che fra di esse vi fosse un vuoto quadrangolare di m 1,12 di lato.
Mi pare discutere d’un quesito: noto del basamento di una torre, che sarà stato il maschio della rocca. In mancanza di scavi per constatarlo cio non è che una supposizione. Detto maschio avrebbe avuto m 4,56 di lato all’esterno. Dato questo caso e assai curioso il vuoto che vedesi tra le mura di perimetro, di m 1,12 di lato. E’ detto il fondo di una segreta?
Il cortile Ν era da levante circoscritto dal muro di perimetro, a mezzogiorno ed a ponente dai portici α e α’,dal maschio I e dal passaggio al cortiletto della cisterna: dava dal lato nord accesso ad un ambiente K che credo fosse destinato al pianterreno a scuderia o stalla o alloggio di soldato, e al piano superiore a fienile ed alloggio. Al pianterreno quest’ambiente riceveva luce da sole tre feritoie e dalla porta quando aperta.
La cisterna L (che non ho potuto misurare) è profonda di circa 5 metri, la volta compresa, e copriva un area di circa m 4 x 5. L’acqua viene immessavi da un canale che tuttora si vede dirigervisi dal lato di quella che credo scuderie, e quella che vi potesse entrare di soverchio trova uno sgondante in P. non visibile all’esterno del muro di perimetro.
L’ambiente in Θ fù ricavato nel portico dopo l’epoca in cui esso portico venne decorato di pitture, cioe dopo della chiusura della maggior parte della porta d’ingresso della rocca, sulla di cui muratura di chiusura si vede la parte piu importante di detta pittura.
Egli e dietro alla parte ora demolita del muro dividendo in A1 che si leggono al di sopra di uno stemma, le parole
Particolare rielaborato di uno dei disegni di Alfredo D'Andrade
Fonte origine provenienza Galleria d'Arte Moderna - Torino
che da due noti archeologi furono interpretate per manfrediani apperciò per la firma di un pittore che avrebbe eseguito le pitture a muro a m. 5,60 di distanza.
(1) Doveva infatti servire a sorvegliare ed a ferire chi cercava di salire inopportunamente detta scala, una feritoia che ancor oggi si vede al posto conveniente, accanto all’antica portina di cui restano le traccie. Il pianerottolo di questa scala doveva servire non solo per chi ascendeva da questa parte ma ben anche per quanto veniva introdotto da una porta fabbricata nel muro di cinta per quanto fosse posta di soccorso forse la primitiva porta del Castello o per meglio dire Rocca del Castello.
(2) Le feritoie che si vedono ora al pianterreno di queste fabbriche non sembrano destinate ad altro che alla introduzione di un pò di luce negli ambienti. La mancanza di esse laddove mancano le tracce di abitazioni o altra specie di fabbriche coperte o destinate ad essere coperte, la loro configurazione deposta ad introdurre la luce dall’alto in basso e non già allo scopo che dall’interno si guardasse all’esterno, la loro altezza dal suolo interno, sono ragioni tutte che portano a quella conclusione.
Per fare le volte della cucina hanno dovuto rompere ed invadere la parte superiore della feritoia verso ponente. Sotto all’imposta della volta si vedono tuttora i beccatelli ove probabilmente posavano i travi del primitivo soffitto.
Il muro antico di cinta, almeno dal lato sulla porta d’ingresso andava) o si aveva l’intenzione di farlo andare) piu in alto di quanto ora si vede. Le tracce di cio si osservano all’engolo sud-est dell’antichissima fabbrica della cucina. Altra prova di cio si vede anche all’angolo nord-ovest della stessa fabbrica."
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Particolare rielaborato di uno dei disegni di Alfredo D'Andrade
Fonte origine provenienza Galleria d'Arte Moderna - Torino
"Frammento di incisione che si dice portato via dalla zona del Castello d’Andora. Si trova ora per terra in un fondo a frantoio da ulivi accanto alla casa del Marchese Maglione in Castello d’Andora.
L’incisione è sul marmo bianco.
Lo stemma è dei Boccanegra."
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"Il portone in B venne chiuso quando fu fatta la volta alla prigione e allora C divenne la finestruola di celle prigioni. Forse D ed E erano buche per un ponte innanzi alla porta di accesso.
Questa porta può anche essere stata la prima porta della rocca, l’attuale, potendo essere la seconda fatta in rottura.
Se la forma non ce lo dicesse evidentemente che la porta d’ora non è posteriore al sec. XIII, vi sarebbero i mattoni di 28 x 12,5 che lo attesterebbero."
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"1) Dal vuoto di questa finestra alla fondazione del muro esterno m. 8.
2) Sperone a rinforzo dell’angolo che minacciava cadere, come si vede dalle crepe in alto e dallo strapiombo del muro.
3) Spandente della cisterna.
4) Spurgo delle latrine."
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"Il muro antico di cinta, almeno dal lato della porta d’ingresso, andava (o almeno si aveva l’intenzione di farlo andare) assai più in alto di quanto ora si vede. Le tracce di ciò si osservano all’angolo sud-est dell’antichissima fabbrica della cucina. Altra prova di ciò si vede anche all’angolo nord-ovest della stessa fabbrica.
Per fare le volte della cucina hanno dovuto rompere ed invadere la parte superiore della feritoia verso ponente. Sotto all’imposta delle volte si vedono tuttora i beccatelli ove probabilmente passavano i travi del primitivo soffitto.
Porta della torre d’ingresso al paese: porta che dava passaggio verso il corridoio della cinta.
La barra attraversava tutto il muro che ha di spessore in questo punto m. 2.40 e quando la porta stasse tutta aperta e la barra entro al muro questa porreva oltrepassare il filo esterno del muro di circa 0,90, poiché sopra aveva m. 330 di lunghezza. Questo ci induce a credere che questa metà della porta raramente veniva aperta."
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"Delle colonnette che guarnivano gli stipiti della porta non restano che le basi ed i pezzetti di colonnina che vi si trovano sopra.
Sopra un arco che da un lato si imposta incontro a questo muro e dall’altro incontro alla torre della porta d’ingresso a nord del paese. S’avvisava una fabbrica destinata ad uso di sacristia e di passaggio dalla chiesa a detta torre che serve di campanile.
Questa costruzione fu eseguita nel 1868 a spese di G.Maglione.
Si noti l’intelligenza del costruttore della scala di cui i gradini vanno gradatamente allargandosi a misura che s’ascende. Due scopi si prefisse in questa guisa: di non ingombrare la via sottostante cogli sporti sulle teste degli scalini inferiori e di allargare il pianerottolo davanti alla porta. Non ho trovata traccia di parapetto a detta scala."
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"Le pietre ritrovate al di sopra di quella ove girava il piantone dell’imposta ci dimostra la preoccupazione del difensore di impedire che la porta venisse dai nemici rialzata. Dovevano essere ben potenti i mezzi che potevano venire messi in opera se si temeva che una così forte pietra come è la prima potesse essere infranta.
Questa rottura all’imposta credo sia stata fatta per mettere un architrave in legno quando si volle chiudere la porta con imposte più piccole del voluto, cosa che all’incirca successe alla porta della rocca."
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"Nel paese detto Castello d’Andora.
Porta che dalla scala che ascende parallelamente al muro di cinta del paese dava accesso dal lato di levante, alla torre-campanile a difesa della porta nord dello stesso paese. Questa scala fatta demolire da G. Maglione nel 1868 e rimpiazzare da altra che mette più direttamente la torre colla chiesa, si vede rappresentata in un acquarello di F. Musso fatto intorno al 1835."
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"Al disopra della porta si vedono tuttora i resti di pittura di apoi grandi proporzioni il di cui soggetto non riesco a capire. E’ probabile che l’arricciatura scendesse sino all’imposta dell’arco della porta come nella figura qui sotto. Attorno allo spigolo dei muri si vede ancora una fascia bianca contornata di un tratto rosso da ogni cimossa. Il fondo della pittura era verde chiaro e forse la prima pittura era araldica, e dico prima perché in un posto si vedono resti di una seconda pittura sovrapposta ed il fondo rosso di note piccato per ricevere al secondo intonaco.
Oltre la pittura ( di M. V.) che qui accanto di vede si scorgono ancora i resti di altre in ambidue i pilastri interni.
I quattro buchi nel muro esterno sembrerebbero destinati a ricevere i travi di una tettoia davanti e sopra alla porta.
Le rotture nello stipite sembrano state fatte quando sotto le primitive imposte si sostituirono con altre più piccole. Dette rotture devono aver servito per raccomandarsi un architrave per dette imposte.
L’apertura ad arco, a pietra di sinistra è con chiusa con pietre. Era una specie di finestra da cui il guardiano o guardiani vedevano chi passava la porta d’ingresso e detto corpo di guardia è a destra appena oltrepassato l’arco della torre e di che resta d’arco della porta che è stata disposta in costruzione colla torre medesima.
Sotto alla finestra avvi un resto di muratura che può essere un avanzo di radice. In faccia ad esso altri resti simili, probabilmente destinati allo stesso scopo. Detti radici sono larghi cent. 39 il primo e 42 il secondo.
La soglia è ora rotta ed il suolo ribassato.
Le pietre sono refilate e di faccia vista tutte scheggiate: probabilmente lavorate con piccone di cui pare di scorgere alcune tracce. Nelle pietre dell’arco della porta da cui dalla torre si comunicava a levante col corridoio dei merli si vede poi questa lavorazione molto chiaramente: ivi o perché stati vibrati con meno impeto su superficie ha memo scaglie e la punta dell’impronta vi è visibile."
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"Antica fontana medioevale detta nel luogo la “Fontana nuova” e creduta opera romana. Si trova al disotto e poco lontana dalla cinta del Castello d’Andora. Forse per questo sito passava la via romana che da Albenga metteva alla Turbia, a cavalliere della quale nel medioevo sorse il Castello d’Andora. La fontana pare lavoro contemporaneo alle fabbriche di detto Castello che mi sembiano non anteriori alla metà del sec. XIII. In essa si raccolgono delle goccie che filtrano atraverso la muratura nella metà inferiore del muro tra il pelo dell’acqua ed il cordone d’imposta della volta.
Detta acqua, naturalmente, bisogna attingerla con secchi o altri simili recipienti essendo essa ad un paio di metri al disotto della piana del parapetto che serve ad impedire che chi vi si accosta vi vada dentro. Detto parapetto è in parte antico, in parte sistemato credo sull’antico disegno. Non mi parrebbe improbabile che in antico, incontro al parapetto vi fosse disposta una vaschetta o piana sulla quale si potesse deporre il vaso che andando alla fontana si intendesse riempire.
Nella parte alta del muro del fondo ove esso sostiene la chiave della volta si scorge un’antica apertura quadra, ora chiusa, forse perchè dal lato inferiore ed anche superiore di detta fontana la si è circondata di terra per coltivarvi ulivi, la di cui destinazione potrebbe essere stata di condurvi acque raccolte in qualche canale di cui detta apertura sarebbe la testa o sbocco. Infatti pare poco probabile che un lavoro come questo di una certa importanza sia stato fatto per raccogliere la sola acqua che ora, mezza stagnante, vi si trova in fondo."
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