L'OASI DEL MERULA
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L'OASI DEL MERULA
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Il torrente Merula trae origine dal Rio Foscardo, il quale nasce al passo della Morra, e si sviluppa su un percorso di poco più di 14,5 km attraversando il territorio dei comuni di Testico, Stellanello ed Andora.
La valle è compresa tra le sommità del Colle Dico, Monte Chiappa, Pizzo Aguzzo, Monte Ceresa, Monte Torre, Pizzo Montin, passo S.Giacomo, Poggio Rovora, Monte Carpanea, Monte Pagliassa, Bric Arpicella e Poggio Ebrea.
In epoche passate il mare si estendeva all'interno della piana e la foce del torrente doveva essere più ampia e impetuosa dell'attuale e nelle stagioni piovose altri corsi d'acqua scendevano a valle formando acquitrini, le cui tracce si trovano ancora documentate nel 1860.
In epoca romana la foce si trovava, probabilmente, a ridosso del colle del castello ed il torrente era utilizzato come scalo per piccole imbarcazioni e per i collegamenti con la Corsica.
In epoca medioevale aumentò l’importanza di Andora come attracco.
In epoca moderna, all’inizio dell’800, gli abitanti di Andora iniziarono ad intensificare l’agricoltura e con la coltura dell’ulivo avvenne la bonifica della valle, spostando l’alveo del torrente verso Levante.
A seguito delle alluvioni degli anni 1904, 1910, 1921, 1924, 1945 e 1948, causa di danni alle costruzioni presenti alla foce, dopo la metà degli anni ‘50 furono eseguite le opere di arginatura del Merula.
Nel 1992, la Regione Liguria ha promulgato la “Legge Regionale sulla tutela della fauna minore” (L.R. n° 4/1992), con la quale sottopone a tutela le specie maggiormente minacciate o vulnerabili e ne protegge gli habitat, promuovendo studi e ricerche sulle diverse specie ed incentivando iniziative didattico - divulgative volte a diffondere la conoscenza della fauna oggetto di tutela.
Su questo indirizzo, alla fine degli anni '90, è stata "creata" l'Oasi del Merula, nel pieno centro cittadino di Andora.
L’Oasi del Merula, localizzata nella zona alla foce del torrente da cui prende il nome, nonostante la ridotta estensione, rappresenta l’ultima possibilità di salvaguardia di una zona naturale umida di origini antichissime.
Nella foce del Merula, da alcuni anni è stata favorita la crescita e lo sviluppo del canneto palustre, che a differenza di quanto spesso creduto erroneamente, non crea problemi in casi di possibili inondazioni, poiché la canna si piega al deflusso dell’acqua, permettendo un regolare e moto.
Tale ambiente rigoglioso, permette la vita di numerose specie nidificanti e migratorie che annualmente sostano in questa zona, anche prima della materiale creazione dell’Oasi.
L’ubicazione di tale area è nel pieno centro cittadino, aiutata nelle di fasi di osservazione dalla presenza di ponti con marciapiedi ad anello in corso di realizzazione, che la rendono una sorta di enorme vasca naturale osservabile tutta intorno.
Il periodo migliore per il bird – watching è l’autunno e la primavera, durante i quali è facile fare comodi avvistamenti anche ad occhio nudo.
Attorno all’area si trovano cartelli tematici che orientano ed informano sui possibili avvistamenti.
Sugli alberi presenti nei tratti arginali limitrofi e fino al ponte della ferrovia, sono stati apposti nidi e mangiatoie artificiali, grazie anche al coinvolgimento della LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli), per facilitare le abitudini e la vita dei volatili ospitati dall’Oasi.
Tra gli esemplari avvistabili: cigno reale, germano reale, anatra mandarina, oca cigno, moriglione, martin pescatore, garzetta, airone bianco, airone cenerino, airone rosso, sgarza col ciuffetto, tarabuso, nitticora, piropiro, cavaliere d’Italia, gallinella d’acqua, gabbiano reale, folaga, oca selvatica, marzaiola, taccola.
Ed inoltre: cardellino, merlo, tortora, colombo, cinciallegra, cinciarella, lucherino, fringuello, pettirosso, ballerina bianca, ballerina gialla, lui grosso, lui piccolo, passero, verzellino, verdone, capinera, codirosso, rondine, rondone montano, topino, balestruccio, storno, upupa e tanti altri.
Alcune specie animali presenti nell’area (Raganella mediterranea, Rospo comune, Orbettino, Ramarro) sono attualmente minacciate parzialmente di estinzione, mentre la Natrice viperina risulta in grave pericolo: basta un po’ di pazienza e la passione per piccole creature che possono allietarci con la loro sola presenza amichevole.
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