PORTA-TORRE - Geometra Mario Vassallo

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PORTA-TORRE

SUL SENTIERO DEI RICORDI > BORGO CASTELLO
LA PORTA - TORRE
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La porta – torre, che costituisce l’ingresso monumentale del borgo da nord, si conserva nella sua completezza, pure essendo crollata anch’essa nella parte alta per più di una volta.
Vi si giunge per una strada selciata che si distacca dalla via romana Julia Augusta sottostante e continua a salire cordonata sotto la porta.
Questa, con vano interno coperto a crociera, forma sotto la torre doppio arco, ogivale all’esterno e a tutto sesto all’interno.
Le pietre a sbalzo a scalare poste sopra quella dove girava il piantone dell’imposta costituivano da blocco per impedire che i nemici potessero alzare la porta, pure utilizzando mezzi potenti.

    

Un arco laterale rialzato da terra, riaperto nell’ultimo restauro del 1964, collegava direttamente il vano della porta con il basso ambiente già addossato al fianco ovest della torre, di cui restano ora solo rovine, compreso un antico pozzo.


Questo vano ormai scomparso, probabilmente, costituiva un luogo di sosta e di guardia al quale si accedeva per mezzo di un’entrata a sesto acuto di cui rimane traccia nei paramenti murari.

Un affresco rappresentante l’"Annunciazione", di dimensioni cm 220 x 120 circa, secondo Carlo Rejnaudi sarebbe attribuibile a Manfredino da Pistoia (esponente della Scuola Senese del XIV secolo), ravviva il vano interno della porta di ampie superfici verdi e rosa.


L’accesso al primo piano della torre avveniva con scala in legno attraverso le due finestre che si aprono sui lati sud e est e che riprendono lo stesso motivo dell’arco ogivale della porta: definito da massi perfettamente squadrati e aderenti quasi senza legante in vista verso l’esterno.


Col tempo la scala mobile fu sostituita da una scala in muratura, della quale restano ancora i segni sul lato est, documentata da un disegno del 1883 del D’Andrade, tratto da un acquerello di F. Musso del 1835.


Nel lato nord, sopra alla porta si aprono tre strette feritoie e si rinviene l’indicazione di una monofora chiusa.
Nel lato ad est si trovano due finestroni a tutto sesto.

  

La torre fu completata affrettatamente e con pietra diversa tra il 1835 e il 1883, probabilmente per adattarla a torre campanaria della chiesa.

Il coronamento merlato e la bassa cuspide al centro del terrazzo di copertura sono di caratteristiche neogotiche.


Dai rilievi del 1902 – 1903 si constata che tra la chiesa e la torre verso est era stato creato un vano adibito a sacrestia, comunicante direttamente con la chiesa per una stretta apertura rettangolare, ora chiusa, a levante di quella originaria in stile gotico.
                 
Al terzo piano si trova la campana che fu realizzata nel 1754 dalla fusione dei cannoni recuperati dal Bastione della Marina.

Marco Maglioni riferisce nel suo scritto del 1895 che sulle fondamenta della porta – torre si leggeva un’iscrizione che riportava:

"Anno 1341 COMPLETUM FUIT ISTUD CAMPANILE"

Mentre sul “Sacro e Vago Giardinello”, in riferimento alla stessa iscrizione viene riportato:

“1350 Indictione III completum fuit istud Campanile
tempore D. Antonii de Larir Potestatis Andoriae”


Tale iscrizione non esiste più e non risultano ulteriori constatazioni dirette della propria presenza, in quanto tutte le fonti la citano in riferimento alla testimonianza del Maglioni stesso più che alla precedente citazione nel “Sacro e Vago Giardinello”.
La data 1341 sarebbe collegabile alle distruzioni provocate al castello nel 1340 da parte del vicario imperiale durante la lotta contro Genova.
Appare evidente l’incongruenza di data iniziale tra le due citazioni documentali, tuttavia la maggior parte degli studi propende nel riportare la data 1341 e, oltre al fatto che viene indicato il termine “campanile”, alcuni studiosi hanno ipotizzato che si possa trattare di una difficoltà di lettura da interpretare in correzione con la data 1841, cioè a poco dopo l’acquerello attribuito a F. Musso.
Questa tesi sarebbe rafforzata avvalorando le annotazioni ai propri disegni del D’Andrade, il quale precisa che la Chiesa fu riaperta al culto nel 1836.





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(*) Testo rielaborato tratto da "Studio per il recupero architettonico - urbanistico del Castello di Andora" - Ovidia Siccardi - Facoltà di Ingegneria - Università di Genova - 1995/96 – Revisionato e aggiornato in digitale - 2021.
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LA CAMPANA DELLA PORTA - TORRE

(Mario Vassallo)
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Secondo le indicazioni storiche reperibili dagli scritti del Marchese Marco Maglioni, agli inizi dell’800 tale campana fu spostata nel campanile della Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista, dove rimase fino al 1932 (data di battesimo delle attuali campane), per essere riportata alla sua attuale posizione originaria.
Sempre secondo le memorie del Marchese Maglioni, il primo spostamento effettuato creò ampie discussioni sui luoghi interessati, sino a quando le autorità intervenute decretarono con atto scritto che lo spostamento da Castello a San Giovanni sarebbe stato autorizzato in merito alle cattive condizioni manutentive della porta- torre, le quali avrebbero potuto compromettere la campana stessa.
“Sul principio del corrente secolo una truppa d’uomini della Parrocchia di San Giovanni Battista, ardirono in tempo di notte di trasportare detta campana dl detto Campanile dei Santi Apostoli Giacomo e Filippo in quello di detta Parrocchiale di San Gio. Batta. Il rumore che fecero quelli che si accinsero a tal trasporto scoprì il disegno ed avvisati i Sigg. Municipali o sia Agenti Comunali accorsero chi a detta Parrocchia in Alassio a dare avviso del fatto all’Ill.mo Signor Pietro Scoffero Commissario di Governo il quale non tardò recarsi al luogo dove si contendeva e trovò che detta campana era già stata alzata alla principale finestra del Campanile di detta Parrocchiale e subito ordinò che fosse calata a terra: ivi si trovò che la Campana era stata dedicata nella su fondazione ai detti Apostoli e che fu fatta dalla Comune di Andora, come si legge sopra detta Campana – OPUS COMUNITATIS ANDORIAE -, onde per sedare il tumulto popolare eccitatosi per detto trasporto, scoperto il tetto di detto campanile e perciò incapaci essendo i legnami che in parte erano stati levati a sostenere il peso della Campana il prefato Ill.mo Signor Commissario ordinò che fosse posta nella Chiesa di San Gio. Batta ove ancora esiste avendo però con atto pubblico dichiarato i motivi di questa sua ordinanza”.
In realtà, secondo approfondimenti documentali dell’epoca ciò non è esattamente corretto.
Infatti, ciò a cui si riferisce il Marchese Marco Maglioni è il primo spostamento, in base al quale la campana rimase “dimenticata” in un angolo della Chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, venendo riconsegnata alla Torre di Castello alla fine del 1839.
Issata nuovamente sulla Torre adiacente la Chiesa dei Santi Giacomo e Filippo, vi rimase pochi anni, perché le condizioni manutentive dell’edificio peggiorarono drasticamente, in quanto un intervento approssimativo effettuato per la manutenzione della parte alta della stessa torre si rivelò inadeguato, causando un crollo parziale della copertura e del piano superiore dovuto alla già instabile situazione precedente, rendendo necessario un ulteriore spostamento della campana presso la Chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista.

               

Questa volta, poiché la Torre di Castello versava in condizioni di progressivo decadimento delle strutture murarie, minacciando progressivi e successivi ulteriori crolli, si decise di utilizzare la campana, anziché lasciarla ancora accantonata in qualche angolo della Chiesa e, pertanto, fu issata sul campanile della Chiesa di San Giovanni Battista, dove rimase fino al 1932, per poi essere riportata nella sua posizione originaria ed attuale: al terzo piano della Porta-Torre di Castello, a fianco alla Chiesa dei Santi Giacomo e Filippo.
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VERBALE DI CONSEGNA DELLA CAMPANA

DELLA PORTA - TORRE DI CASTELLO - 1839

(Mario Vassallo)
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“Verbale di consegna della campana che da molti anni trovasi depositata nella Chiesa parrocchiale di S. Giambattista
L’anno del Signore milleottocentotrentanove dalli 9 del mese di Settembre in Andora nella solita sala delle congreghe consolari in S. Giovanni
Ad ognuno sia manifesto essere sino dal 1837 insorte questioni fra questa Comunità di Andora e la fabria della Chiesa parrocchiale di S. Giambattista, Andora, relativamente alla campana stata depositata negli anni addietro in un angolo di sta Chiesa parrocchiale, pel trasporto e collocamento sull’antica torre nel Castello, Andora, ove ha sempre esistito per quei usi che ad immemorabili aveva servito e che quindi siasi addivenuto ad un amichevole convegno fra la detta Fabria e questa Communità ed annuito dalle superiori autorità ecclesiastica Amministrativa
Che a seguito di d.to convegno venne ordinato dallo Ill.mo, e Bened.mo Monsignor Vescovo alla pregata Fabria di San Gio. Battista di consegnare al Sign. Sindaco di questo Comune la su riferita campana, per far eseguire agli stesso il trasporto, e collocamento sulla detta torre antica sua sede dalla formazione di due chiavi della porta, che mette sulla torre e che una di queste rimanga presso di questo uffizio Comunale, e l’altra sia consegnata al Parroco di San Giambattista; ed inoltre, che la Comune corrisponda lire venti annue alla Chiesa dei SS,ti Giacomo, e Filippo, e finalmente con riserva sine die di tutte quelle ragioni, e diritti, che sulla medesima campana potessero competere tanto al Comune quanto alla suddetta Chiesa; e che detta campana suvia debba ad uso del Comune, ed alla Chiesa di S. Giacomo, e Filippo pur qualunque funzione ed altri esercizi spirituali che occorressero farli in essa Chiesa, come sempre si è praticato anticamente.
Del che la prefata Autorità ecclesiastica ha reso conscio questo Sign. Sindaco con venerato foglio dei 31. ora scorso agosto e del pari venne prevenuto dall’Ill.mo Signor Intendente di questa Provincia con dispaccio dei 30. detto agosto.
In esecuzione pertanto dei succennati dispacci Noi Gio. Battista Anfosso Sindaco assistito dal Segretario di Comunità ci siamo trasferiti alla Chiesa parrocchiale di S. Giam Battista, ove fu consegnata dalla prefata fabbricieria di San GiamBattista la suddetta campana che abbiamo accettata colle condizioni sopra appresse.
Di tutto quanto sopra si è formato il presente verbale in doppio originale dalle parti sottoscritto, e ritirato uno per ciascuna.

Il Sindaco
Giò. Batta Anfosso
Francesco Giulla pres.te
Giò Maurizio Prevosto
Gasparo Marchiano
…… di Giambatista Micheri
Angelo Confredi
prete Giovanni Marciano
 
Copia conforme all’originale e, del sud.to Verbale di consegna”.
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L'ANNUNCIAZIONE

(Mario Vassallo)
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L’affresco trecentesco che appare nella parte sottostante la porta-torre adiacente alla chiesa dei Santi Giacomo e Filippo, sopra l'apertura ad arco ad un'altezza di circa quattro metri dal suolo, raffigura l’Annunciazione della Vergine da parte dell'Arcangelo Gabriele.
L'opera, di dimensioni cm 220 x 120 circa, secondo Carlo Rejnaudi, sarebbe attribuibile a Manfredino da Pistoia (esponente della Scuola Senese del XIV secolo).
Prima dell'intervento di restauro (eseguito nell'anno 2002 da parte della Ditta La Sinopia di Boi Renato di Finale Ligure su incarico del Comune di Andora), l’affresco si presentava in uno stato di conservazione non buono, con ampie zone di caduta di intonaco ed alcune porzioni di pietra a vista.
A causa del decadimento di intonaco è stato possibile constatare che l'opera visibile era stata addossata ad un sottostante affresco più antico, ma forse più decorativo (come risultato sul lato destro dove si notano due sagome di stemmi o scudi).
Le porzioni di intonaco rigonfiate e spaccate evidenziavano interventi di consolidamento eseguiti negli anni '70 con malte cementizie non idonee, nonché fissativi e vernici alterate.
Tali situazioni di degrado erano dovute a causa di agenti atmosferici ed alla mancanza di manutenzione negli anni successivi a tale recupero.
Durante le prove effettuate nel periodo di esecuzione del restauro, comparirono le tracce di decoro ad affresco nella parte sottostante del portico della port-torre.
Le fasi di intervento conservativo, estremamente curate, sono avvenute sotto la direzione della competente Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico e Demoetnoantropologico della Liguria, ed effettuate dove possibile senza interpretazione alcuna e senza rischio di falsificazioni.
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