RICORDI DEL NOVECENTO
SUL SENTIERO DEI RICORDI > LA VITA NEL NOVECENTO ANDORESE
RICORDI E TESTIMONIANZE DEL NOVECENTO
y
y
Questo è un capitolo decisamente anomalo rispetto all'argomentazione ad indirizzo principalmente storico - tecnico di "Sul sentiero dei ricordi".
Tuttavia, ho ritenuto di inserirlo ugualmente, e gli attribuisco un'importanza di primo piano, poichè racchiude e descrive molti aspetti e dettagli del modo di vivere quotidiano andorese, concorrendo a rappresentare il periodo storico di una evoluzione urbanistica, sociale e culturale del luogo e dei suoi abitanti: la trasformazione di comportamenti, abitudini, necessità, gli adattamenti ai/dei tempi e degli abitanti hanno comportato il coinvolgimento alla modifica del territorio, ma, contemporaneamente, anche quest'ultimo aspetto ha costituito, rendendoli necessari e inevitabili, i cambiamenti succedutisi nella quotidianità degli abitanti stessi.
Un doppio filo indissolubile che ha portato Andora e gli andoresi, da ciò che erano, a quello che sono diventati.
y
Ho sempre osservato, tanto e attentamente, tutto ciò che mi circonda e le persone incontrate o più semplicemente che mi trovavo attorno, cercando di memorizzare quanto più possibile dei loro comportamenti, le abitudini nei vari periodi.
Ho provato a ricordare i tempi passati, quelli di un’epoca più recente, sfruttando il mio oltre mezzo secolo d’età: più di 50 anni in cui, da quando ero bambino, ho sempre prestato attenzione a ciò che mi succedeva intorno, osservando le persone, i loro comportamenti, i cambiamenti che sono avvenuti e ciò e come le persone hanno contribuito agli stessi.
Nella maggioranza dei casi si tratta di osservazioni legate a particolari che si ricordano con un sorriso, magari un po’ malinconico; altri, invece, sono considerazioni più realistiche e proprio per questo tendenzialmente più dure da accettare, ma che comunque fanno parte di ciò che è successo, indipendentemente dalla sfaccettatura di lettura che gli si voglia attribuire.
Molto ci sarebbe da dire e da ricordare, ma da buon ligure che non si smentisce mai, ritengo di presentare alcune osservazioni su ciò che ha caratterizzato la figura tipica dei “bagnanti” che frequentavano i nostri luoghi, assolutamente senza alcuna intenzione di offendere o discriminare qualcuno e/o di creare polemica, ma semplicemente disegnando con i ricordi di quando ero bambino le persone con le quali sono armoniosamente cresciuto, molti amici cari e sinceri, di cui alcuni non ci sono più, lasciando profondi ricordi ricchi di affetto da parte della loro consapevole e spesso divertita figura di “foresti”, che hanno calcato l’Andora del passato, contribuendo attivamente al contesto ed agli sviluppi economici e sociali locali di quei tempi passati.
Egoisticamente, richiamando gli immortali ricordi, un malinconico sospiro accompagnato dalla tipica nostra accorata esclamazione: “belìn che tempi!!”.
Con il pieno augurio che il falso, forzato ed irritante perbenismo odierno non impedisca di recepire serenamente il significato affettuoso di quanto raccontato.
y
y
y
Nella mia generazione, chi come me appartiene ed è cresciuto in una famiglia contadina è stato tra gli ultimi ad assaporare e vivere direttamente le testimonianze di quello che era il mondo contadino, un insieme di abitudini, tradizioni, gesti e comportamenti di tutti i giorni che la successiva e rapida modernizzazione ha trasformato, spazzando via quasi tutto ciò che apparteneva al passato, di cui si preservano i ricordi.
E proprio i ricordi, col passare del tempo si allontanano, svanendo, finendo dimenticati nell’indifferenza.
Anche piccole cose hanno contribuito a segnare le vite ed insegnare alcuni valori a molti di noi.
Mi sono fermato a cercare di ricordare, accorgendomi di non aver dimenticato e, per una volta, ho voluto non dedicarmi solo alla raccolta generale dei ricordi degli altri, della storia, dei documenti, ma semplicemente riportare qualcosa che mi appartiene e di cui ho fatto marginalmente parte: quotidianità che mi sono state tramandate in famiglia e che ho avuto la fortuna di poter vivere direttamente, mentre stavano gradualmente e repentinamente scomparendo, ma che mi hanno in qualche modo accompagnato fino ai 10-12 anni, segnando la mia infanzia e determinando ciò che sono e chi sono diventato.
y
La Liguria è una terra difficile, dove al mare si contrappongono gli immediati pendii montagnosi, spesso senza la presenza di distese pianeggianti.
E così, in un territorio che varia completamente in poco spazio, il ligure si è adattato tra i sacrifici, legandosi indissolubilmente a ciò che conquistava ed otteneva con la fatica di intere generazioni.
Ha contribuito a strappare all’ambiente circostante piccoli fazzoletti di terra che, con la realizzazione dei “maxei” (i muri in pietra a secco), sono diventati terrazzamenti utilizzabili per poter essere coltivati.
Spostamenti difficili, su forti pendenze, dove tutto veniva movimentato e trasportato sulle braccia, sulla schiena, talvolta con l’aiuto della forza animale a traino o “a basto”.
Il mare, per lungo tempo è stato un’insidia piuttosto che una fonte di profitto, poiché da esso giungevano i pericoli delle incursioni corsare e saracene che portavano distruzione e rapimenti, incendi, ruberie ed ogni genere di azione vessatoria nei confronti delle esigue comunità locali.
Ed anche per queste motivazioni, gli abitanti locali prediligevano stanziarsi sulle alture, in piccoli nuclei abitati, articolati con case vicine e strette, con visibilità sulla valle, in modo da avere il tempo per scappare in difesa dai predoni venuti dal mare, pur senza creare fortificazioni e dedicandosi quotidianamente alle attività agricole tipiche della vita contadina.
Oggi si scherza spesso sul fatto che la Liguria ha la forma di un sorriso rovesciato e sul carattere chiuso e diffidente dei liguri: non occorre cercare e trovare facili giustificazioni o inventare tesi antropologiche complicate ad effetto, ma pur sempre le origini di un popolo e degli abitanti dei luoghi forgiano comportamenti, usi, tradizioni e caratteri distintivi.
Il mondo contadino, la civiltà contadina sono stati per lungo tempo legati ai valori dei luoghi, conservando abitudini indissolubili dalle necessità di sopravvivenza dei singoli nuclei famigliari, spesso tardando ad integrarsi con la modernizzazione dei tempi, provando diffidenza per le novità e confidando ciecamente nella tradizionalità della cultura del “sapersi arrangiare”, adattandosi a ciò che si aveva a disposizione, secondo quanto tramandato di generazione in generazione.
Ciò che è stato il mondo contadino del Novecento è oggi considerato un insieme di caratteri, comportamenti e abitudinarietà considerati quasi medievali, molto lontano dal nostro attuale svolgimento giornaliero: un mondo di cui gradualmente si stanno perdendo tracce, ricordi, valori e consapevolezza.
Ma non è un mondo così lontano nel tempo, non sono passati secoli da quella civiltà.
Chi come me proviene da una famiglia contadina, ha vissuto alcune esperienze di quel mondo ancora pochi decenni fa, partecipando e contribuendo ad aiutare (e magari a forzare) i nostri nonni ed i nostri genitori ad adeguarsi ed adattarsi all’uso di strumenti elettronici e digitali diventati di uso abituale, sfuggendo dai loro ricordi con i quali tentavano di difendere ed infonderci valori e sacrifici, piccole conquiste acquisite e consumate per molto tempo.
Questo è uno dei tanti prezzi del progresso, ma ricordare un passato umile, fatiche e sacrifici fatti nel corso del tempo, credo sia uno spunto di riflessione per non dimenticare che il nostro presente deriva dal nostro passato, senza cui non avremmo possibilità di tentare di costruire un futuro nostro e per le prossime generazioni.
Noi possiamo ancora ricordare la vita e le gesta dei nostri nonni e bisnonni, quando i nostri figli, purtroppo, già ignorano quelle dei loro.
y
I "BAGNANTI" E GLI ANNI '70 E '80
y
y
Questo è un capitolo decisamente anomalo rispetto all'argomentazione ad indirizzo principalmente storico - tecnico di "Sul sentiero dei ricordi".
Tuttavia, ho ritenuto di inserirlo ugualmente, e gli attribuisco un'importanza di primo piano, poichè racchiude e descrive molti aspetti e dettagli del modo di vivere quotidiano andorese, concorrendo a rappresentare il periodo storico di una evoluzione urbanistica, sociale e culturale del luogo e dei suoi abitanti: la trasformazione di comportamenti, abitudini, necessità, gli adattamenti ai/dei tempi e degli abitanti hanno comportato il coinvolgimento alla modifica del territorio, ma, contemporaneamente, anche quest'ultimo aspetto ha costituito, rendendoli necessari e inevitabili, i cambiamenti succedutisi nella quotidianità degli abitanti stessi.
Un doppio filo indissolubile che ha portato Andora e gli andoresi, da ciò che erano, a quello che sono diventati.
y
Ho sempre osservato, tanto e attentamente, tutto ciò che mi circonda e le persone incontrate o più semplicemente che mi trovavo attorno, cercando di memorizzare quanto più possibile dei loro comportamenti, le abitudini nei vari periodi.
Ho provato a ricordare i tempi passati, quelli di un’epoca più recente, sfruttando il mio oltre mezzo secolo d’età: più di 50 anni in cui, da quando ero bambino, ho sempre prestato attenzione a ciò che mi succedeva intorno, osservando le persone, i loro comportamenti, i cambiamenti che sono avvenuti e ciò e come le persone hanno contribuito agli stessi.
Nella maggioranza dei casi si tratta di osservazioni legate a particolari che si ricordano con un sorriso, magari un po’ malinconico; altri, invece, sono considerazioni più realistiche e proprio per questo tendenzialmente più dure da accettare, ma che comunque fanno parte di ciò che è successo, indipendentemente dalla sfaccettatura di lettura che gli si voglia attribuire.
Molto ci sarebbe da dire e da ricordare, ma da buon ligure che non si smentisce mai, ritengo di presentare alcune osservazioni su ciò che ha caratterizzato la figura tipica dei “bagnanti” che frequentavano i nostri luoghi, assolutamente senza alcuna intenzione di offendere o discriminare qualcuno e/o di creare polemica, ma semplicemente disegnando con i ricordi di quando ero bambino le persone con le quali sono armoniosamente cresciuto, molti amici cari e sinceri, di cui alcuni non ci sono più, lasciando profondi ricordi ricchi di affetto da parte della loro consapevole e spesso divertita figura di “foresti”, che hanno calcato l’Andora del passato, contribuendo attivamente al contesto ed agli sviluppi economici e sociali locali di quei tempi passati.
Egoisticamente, richiamando gli immortali ricordi, un malinconico sospiro accompagnato dalla tipica nostra accorata esclamazione: “belìn che tempi!!”.
Con il pieno augurio che il falso, forzato ed irritante perbenismo odierno non impedisca di recepire serenamente il significato affettuoso di quanto raccontato.
y