RICORDI DEL PASSATO
SUL SENTIERO DEI RICORDI > ANDORA TRA PASSATO E PRESENTE
RICORDI DEL PASSATO
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Come era l’Andora di ieri…! Nei primi decenni del ‘900 si assisteva alla pace e tranquillità in mezzo ai campi coltivati, lavoro faticoso e poche variazioni nel territorio, dovute ad una mancanza di attività edificatoria.
Il territorio, soprattutto nella parte pianeggiante, è rappresentato da campagne coltivate a frutta, verdura e uliveti, con qua e là edifici rurali (le abitazioni dei contadini, i magazzini e le stalle a servizio dei poderi; queste ultime costruzioni sono spesso simili a vere e proprie “baracche”); si incontrano, qua e là, piccoli manufatti, in genere ricoveri di motori e pompe per il funzionamento di pozzi e sistemi di irrigazione, anche se i metodi ancora ampiamente presenti nelle varie zone territoriali sono le “noie” (norie, sistema meccanico che sfrutta il principio del sollevamento con ingranaggi a ruote dentate) azionate da forza animale e qualche “sigögna” (cicogna, cioè sistemi rudimentali di sollevamento a bilanciere).
Il mare lambisce per un buon tratto il muraglione costiero costruito a protezione della Strada Nazionale Aurelia (tra il Bastione e l’attuale ingresso del porto) e, quando ci sono le burrasche, spesso lo scavalca prepotentemente, inondando il tracciato stradale litoraneo, raggiungendo ed allagando i campi coltivati a monte dello stesso.
- Il Municipio è collocato a Molino Nuovo, l’antica borgata più recente di Andora e primario “centro” abitato, sorto intorno al "Palazzo Siccardi" edificato nel 1870, sviluppatosi tra le antiche borgate di Duomo e Metta (in passato sede di Pretura e carceri mandamentali);
L’edificio sede del Municipio nella borgata di Molino Nuovo, dopo il trasferimento degli uffici comunali nella nuova sede di via Cavour.
- la costruzione di nuovi ponti: vengono edificati il Ponte “Serafina Marchiano” (realizzato grazie ad una donazione di Letizia Siccardi vedova Gaggino, la quale chiede l’intitolazione a nome della propria madre Serafina Marchiano), il ponte “Italia ’61” (così chiamato in celebrazione del Centenario dell’Unità d’Italia e realizzato in sostituzione di quello precedente detto “di prèvi” o "di prevètti"), il ponte di via Santa Caterina (in adiacenza e lievemente sopraelevato rispetto a quello preesistente) ed il nuovo ponte di via “Europa Unita” e dopo ripetute riparazioni, durante i lavori di arginamento del Merula viene eliminato definitivamente il ponte di Stampino o ponte di “Nastasio” (costruito nel 1934, quasi completamente ricostruito dai contadini della zona dopo gli enormi danni subiti in occasione dell’alluvione del 1948);
Ponte "du prève" o "di prèvètti"
- il 13 Agosto 1957, l'Impresa Siniscalchi inizia i lavori di arginatura del Torrente Merula, i quali andranno a creare una protezione dai periodici straripamenti dovute alle piene; durante il corso dei lavori si verificherà una delle tante periodiche piene del Merula (unitamente ad alcuni localizzati straripamenti), la quale danneggerà alcuni tratti di arginatura appena realizzati, costringendo a ripristinarli, apportando opere aggiuntive di consolidamento ed inducendo alla demolizione del ponte di Stampino, ampiamente danneggiato in conseguenza all’evento alluvionale;
Lavori di arginatura nel tratto della attuale via Vespucci, nel tratto tra le odierne via Clavesana e via dei Mille.
- si potenzia la capacità ricettiva - turistica, con l’insediamento di nuove e più adatte strutture alberghiere; alcune si presentano come attività pionieristiche dei più moderni “residence”, ampliando nel tempo i servizi offerti e poi ricadere dopo alcuni decenni di floridità nell’assorbimento edilizio residenziale e nella demolizione per la conversione territoriale ad altri scopi; nei decenni degli anni ’60 e ’70 si avrà il picco di insediamenti turistico ricettivo, grazie anche alla creazione di estesi campeggi che vanno gradualmente a coprire e sostituire orti e frutteti;
Il Campeggio Meerblik agli inizi
"Villa Gemma"
- la costruzione dell’Autostrada dei Fiori, con lo svincolo in corrispondenza del borgo del Castello;
- i rii vengono “intubati”, modificandone il corso e rendendoli simili a tubazioni di scolo interrate;
Il passaggio della "Dia" prima di essere intubata
- la realizzazione di una intricata, sebbene piuttosto razionale, rete di strade pubbliche, tra le quali alcune prendono i nomi da personaggi locali ricordati per il loro valore e sacrificio;
Via Doria è praticamente costruita e non ancora asfaltata; la palazzina in primo piano a sinistra sarà il Condominio "G" e ospiterà anche la struttura ricettiva “Casa Serena”.
- il cambio delle denominazioni storiche delle vie di comunicazione principali (la Strada Nazionale Aurelia diventa Strada Statale Aurelia, la Strada Comunale Andora – Stellanello diventa Strada Provinciale n° 13 “Valmerula”);
- la creazione di nuove scuole elementari e medie (nei vari anni alcuni alunni delle scuole elementari saranno ospitati prima dalle aule ricavate nel Seminario di Santa Matilde, poi in quelle nell’edificio di vicolo Sant’Andrea (Sacra Famiglia), mentre quelli delle scuole medie soggiorneranno per breve tempo in uno degli edifici dell’ex Colonia di Milano, già sede di una sezione staccata quale “Recapito” municipale ed ex lavanderia dell’antica colonia stessa);
- la creazione di Scuole materne comunali;
- un po’ ovunque, in mezzo ai giganti fabbricati di nuova realizzazione vengono mantenute aree verdi, spesso attrezzate quali parchi giochi;
- vengono costruite due nuove Chiese Parrocchiali nel nucleo centrale cittadino: Cuore Immacolato di Maria (anticipata inizialmente da un edificio utilizzato come “chiesa provvisoria” e in tempi successivi modificata, dotata di campanile ed ampliata) ed alcuni decenni più tardi la moderna Vergine dell’Accoglienza;
A sinistra la "chiesa provvisoria", che diventerà Cuore Immacolato di Maria e poco sopra la casa "du Lalìn".
A destra le Case Denegri (di cui una in costruzione) e poco sotto "Villa Rosetta".
In basso a destra Casa Ravera.
- la sede del Municipio viene spostata da Molino Nuovo in via Cavour e successivamente ampliata con la sopraelevazione di un ulteriore piano;
- vengono realizzati il porto turistico (a più riprese potenziato ed ampliato)e la passeggiata mare, con modifica sostanziale delle spiagge e del litorale costiero; in prossimità della foce del Torrente Merula viene creato un terrapieno atto a contenere le mareggiate e proteggere dall’erosione della costa, in tutela degli unici fabbricati abitati ubicati tra l’Aurelia ed il mare; in seguito la passeggiata mare, originariamente al livello della Strada Statale Aurelia, formante a tratti un controviale, sarà successivamente realizzata sopraelevata e modificata a più riprese, sino a raggiungere l’attuale forma e sviluppo, unitamente al molo centrale, diventando una sorta di unico percorso panoramico costiero;
La formazione del terrapieno che originerà il molo, poi “ampliato” e che diventerà il porto crea la possibilità di uno stabilimento balneare attrezzato e l’installazione di un’attività di ristorazione che spostata in altro luogo limitrofo, diventerà il “Tortuga”.
Panorama da Levante, che testimonia l’inizio delle opere che andranno a formare il porto; da notare l'avvio delle costruzioni nella zona di Pinamare, che saranno avviate su progettazione dell’Arch. Hutter.
- scompaiono le Colonie Marine:
- la Colonia degli Orfani di Guerra di Cuneo, operante dal 1929 sui terreni e le strutture che appartennero prima alla tenuta della Contessa Maria Ernestina Masè de la Roche, figlia del marchese Marco Maglioni e poi acquistate intorno al 1920 dal Notaio Ambrogio e dall’Avv. Garelli e trasformate nel Grand’Hotel du Parc, viene cancellata tra il 1975 ed il 1980, facendo posto a tre palazzi: i cosiddetti “palazzi blu”; in tali anni viene modificato anche parte del tessuto urbanistico ed edificato circostante, con la demolizione di antichi fabbricati appartenuti ed abitati da vecchie famiglie del posto; tali case erano considerate l’estensione urbana dell’originario nucleo abitato della Marina, comprendente tra l’altro il Bastione e la “ciassètta”; con tali opere di demolizione vengono eliminati anche consistenti tratti di quanto rimaneva dell’antico acquedotto, che originariamente adduceva l’acqua proveniente da sorgenti nei pressi della Villa Tibaldi alle terre del Marchese Marco Maglioni, salvando solo le tre arcate a ridosso di via Clavesana, ristrutturate e consolidate in tempi recenti;
I giardini (oggi Parco degli Aviatori) ricavati dalla trasformazione dell'ex parco della Colonia di Cuneo, con il caratteristico "Tempietto" appartenuto alla residenza del Marchese Marco Maglioni.
- la Colonia di Asti, un insieme di vari fabbricati in riva al mare, sorti negli anni ‘20 ed inaugurati nel 1927, nel luogo dove un tempo ebbe vita il cantiere navale "NAVITAL" e dove sostavano i pescatori nelle fasi di sistemazioni delle reti, successivamente, a partire dal 1930 il P.N.F. (Partito Nazionale Fascista) trasformò i capannoni in una moderna ed attrezzata colonia elioterapica per i bambini del Pubblico Impiego con sede in Roma, con il nome di "ELIOS"; negli anni ’60 accolse alcune classi degli alunni delle scuole medie andoresi e infine viene demolita a fine gennaio del 1995, lasciando lo spazio ad un tratto di spiaggia libera ciottolosa come l’originario intero litorale;
- la Colonia di Milano (I.N.A.M.), operante dal 1948 su terreni appartenuti ai cantieri navali C.A.L. ed in alcuni fabbricati di antica origine, tra l’altro un tempo utilizzati dai Canonici Regolari Lateranensi dell’Immacolata, terminerà il proprio operato in tali strutture nel 1963; nel 1976 parte degli immobili sarà acquistata dal Comune di Andora e trasformata in giardini pubblici, oggi noti come Parco delle Farfalle e sede di iniziative turistiche ed ambientali; l’enorme fabbricato, ex Villa Tagliaferro, per anni abbandonato e cadente, sarà completamente ristrutturato diventando un importante polo socio-culturale, mentre l’ex Chiesa adiacente sarà trasformata in Biblioteca Comunale;
"Villa Tagliaferro" prima della ristrutturazione che la trasformerà in "Palazzo Tagliaferro".
- l'Albergo dei Poveri di Genova o Colonia "STEFANIA MAGLIONE", chiamata comunemente anche Colonia dei Poveri o Colonia Brignole, fu fondata dal Marchese Giuseppe Maglioni, in memoria della propria figlia Stefania, morta in giovane età, a favore delle ragazze povere di Genova; in precedenza le strutture esistevano già in quanto legate ad attività di convitto e rifugio per disagiati a cura della Confraternita Opera Pia di Genova (di cui era attivista il Marchese stesso), nonchè grazie a lasciti, tra cui uno importante dell'andorese Prospero Marchiano (a cui era in passato intitolata la piazzetta dietro al Bastione, nominata in tempi più moderni a Santa Rita); ospitò negli anni '70 tre sezioni scolastiche e fu abbattuta a metà degli anni '90 del secolo scorso per essere sostituita da condomini residenziali;
- nascono a più riprese, ed in luoghi diversi, gli impianti sportivi:
- il Campo Sportivo di Molino Nuovo, che sarà intitolato a Gaetano Scirea (per decenni proprietario di una villetta in località Mezzacqua);
- il campo da calcio di via Marco Polo;
- il velodromo in via Sant’Angela (precedentemente campo da calcio, comunemente detto delle "Case Popolari");
- il Palazzetto dello Sport in via Piana del Merula;
- il Bocciodromo in via Marco Polo;
- numerosi campi da tennis in diverse località;
Campo Sportivo di Molino Nuovo, intitolato a Gaetano Scirea (per decenni proprietario di una villetta in località Mezzacqua)
Bocciodromo
Palazzetto dello Sport e campo sportivo
- si costituisce la Croce Bianca, servizio importantissimo basato sulla disponibilità personale e sul volontariato; per alcuni anni la sede sarà ubicata nel Condominio San Damiano, più noto come “Le Colonnine”; in seguito sarà creata l’odierna sistemazione “sull’argine” del Merula;
Sede dell'AVIS e della Croce Bianca Andorese
- per un certo periodo opera un cinema “Rossini”, vicino al complesso Ariston ed al distributore di benzina della TOTAL; le proiezioni, spesso visioni per bambini, sono effettuate quasi esclusivamente nel periodo estivo;
- per breve tempo viene creata una radio, “Radio Riviera 3”, in onda con giochi enigmistici, che mettono in palio premi come una consumazione in locali e pizzerie noti all’epoca;
- in via del Poggio viene stanziata temporaneamente la sede della Guardia di Finanza;
- per un breve periodo viene creato un maneggio privato attrezzato ai piedi della località Cà Bianca, a Levante rispetto alla via San Lazzaro (attuale Condominio “Mida” e “Dailley”, che prendono il nome da due dei cavalli impegnati nella struttura);
Nella via Noceto (odierna via San Lazzaro) è ancora presente il maneggio di proprietà di Umberto Rossi (l’area rettangolare chiara sopra all’area rettangolare verde); tale struttura sarà sostituita con tre palazzine gemelle, di cui le prime due prenderanno il nome di Condominio “Mida” e "Dailley", dal nome di due cavalli impiegati nel maneggio.
- cessa l’utilizzo e l’esistenza di un acquedotto privato, il quale distribuiva acqua potabile, in alternativa all’acquedotto civico ad un numero di circa 200 utenti, nella zona compresa tra Mezzacqua ed il Villaggio Cà Bianca; costruito nel 1964 è stato funzionante per circa 20 anni, dopodiché è stato ceduto ed inglobato dalla rete civica;
Nella targa affissa: Costruttore G.R./R.U. (Gagliolo Renato / Rossi Umberto) 8 settembre 1964
- la sede del mercato settimanale viene collocata più volte in luoghi diversi: Piazza della Stazione e via Carminati, via Fontana, via Vaghi e via Cavour, fino all’attuale Piazza Caduti di Nassiriya – ex Piazza del Mercato;
Mercato settimanale in via Carminati - anni '30
Mercato settimanale in via Fontana - anni '60
Nella foto sopra, dove sarà realizzata l'odierna piazza Caduti di Nassiriya ci sono ancora campi coltivati
- la Caserma dei Carabinieri viene spostata da via Carminati in via Fontana (in un antico edificio ristrutturato che in passato fu struttura alberghiera con varie denominazioni: Albergo Torino, Pensione Mondovì, Albergo Milano), mentre la sede della Polizia Urbana passa dalla Casa Comunale a via Santa Lucia, per tornare infine nuovamente alla Casa Comunale;
- via Roma cessa di essere la storica strada centrale, l’unica andorese con due sensi unici divisi da un’aiuola, diventando presto area pedonale.
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Tra i locali punti di riferimento di ieri non ci sono più:
- “ u Noru”, trattoria “Cacciatori” di Onorio Marchiano; al suo posto troviamo un giardino ed un distributore di benzina, quest’ultimo portato avanti per decenni da Giuseppe “du Noru” (il figlio di Onorio);
- “Villa Rosetta”, anticamente appartenuta alla Famiglia Musso, forse una delle costruzioni rurali più vecchie della piana verso mare; ha lasciato il posto a palazzine dietro la Chiesa Cuore Immacolato di Maria; (una curiosità: tale edificio, tra i più importanti dal punto di vista agricolo, pure essendo molto antico e posizionato in una zona molto centrale pianeggiante della vallata ed abbastanza isolato rispetto ad altri fabbricati, è uno dei meno presenti nelle foto panoramiche dell’epoca; la motivazione è dovuta al fatto che le foto anni ’30 – ’60 del secolo scorso erano effettuate tutte da punti panoramici pressochè sempre corrispondenti anche se riprese in tempi diversi e successivi; nelle foto da Levante, le inquadrature puntano sempre a centrare l’attenzione sul litorale dall’attuale incrocio via San Damiano – via Aurelia verso il cuore della piana e, così facendo uno degli estremi dell’inquadratura si trova circa sull’attuale via dei Mille, lasciando Villa Rosetta appena fuori, perché subito a monte della posizione stessa; le foto in cui è visibile sono riprese da molto lontano e risulta indefinita; nelle foto da Ponente, invece, il maggior numero di inquadrature è realizzato in modo tale che Villa Rosetta si trova allineata e nascosta dalla copertura a tetto della Villa Tagliaferro (attuale Palazzo Tagliaferro; ciò comporta che non vi siano vedute chiare di tale edificio);
- “Cà du bagnau”, cioè case Denegri (sorgevano a fianco alla precedente “Villa Rosetta”), antichi edifici rurali che rimarranno sulla via Andrea Doria a testimoniare la loro esistenza contadina dagli inizi del 1900; saranno abbattute negli anni ‘90 per fare il posto al Condominio “URANO”;
Le Case Denegri poco prima e durante la demolizione
- la”Cà da cruxèa”, cioè Casa Ravera, per parecchio tempo abitata da Lorenzo Vallarino e, in conseguenza, diventata per il volgo “cà de Luènsu da cruxèa” o “cà de Luènsu” (da non confondersi con la “cà de Luensìn”, situata nella Località Siberia, a nord della regione Frassada); posizionata circa in prossimità dell’incrocio tra via San Lazzaro e via Rattalino, sarà abbattuta alla metà degli anni ‘70 per fare posto alla lottizzazione dello “Zodiaco” e più precisamente alla realizzazione del caseggiato denominato originariamente Condominio “MEDUSA”, oggi “PESCI”, nonché all’ampliamento della via Cristoforo Colombo; negli ultimi anni di vita, la parete nord del vecchio edificio fu utilizzata come luogo di affissione per i manifesti;
Villaggio Cà Bianca in costruzione
Casa Ravera o "Cà da cruxèa"
- “campeggi”, fiorenti zone ricettive per i pionieri del turismo di massa, inserite tra i campi coltivati; sono cambiate molte consuetudini e sono stati sostituiti nei gusti dalle strutture alberghiere e dalle seconde case; l’ultima di queste strutture, il “Camping San Giovanni” resisterà fino al 2004, anno in cui terminerà il proprio operato per essere rimosso in seguito alle necessità dettate alla costruzione della nuova linea ferroviaria;
- “a sòtta”, luogo palustre in mezzo ai campi coltivati, derivazione di un’antica “cava” di argilla sfruttata nella produzione di laterizi da una fornace locale poco distante; coperto e riempito, è diventato sedime di palazzi e strade;
- “a Dia” e “u Beùn”, canali di scolo assimilabili a veri e propri rii; ingloriosamente intubato il primo (seppure faccia sentire ancora la sua voce nei momenti di piena, all’esterno del canalone in cemento armato che lo contiene) e parzialmente intubato, interrato e deviato il secondo, tanto da non lasciare traccia e, quasi, memoria del suo passaggio e della sua antica esistenza;
- “Ciàn de Scàie”, conosciuto anche come “ciàn da cruxèa”; vago ricordo di orti e frutteti, oggi occupato quasi totalmente da fabbricati; questo luogo determinava l’inizio dell’abitato del Villaggio Cà Bianca (la località Cà Bianca, erroneamente auto-attribuita alla proprietà “Ciumè” Bartolomeo Rossi, prendeva il nome da un antico rudere, appunto la Cà Bianca, tra la via San Damiano e l’attuale via Sant’Antonio, caratterizzato da facciate intonacate bianche e bruciato probabilmente in tempo di guerra e anticamente probabile insediamento di monache legate al Priorato di San Martino), il preludio residenziale di quello che in futuro sarà rappresentato in modo più estensivo dalle località Pineta, Pinamare e Orizzonte a Levante e Pigna Villaggio Aurora e parte di Rollo a Ponente; la regione Cà Bianca rimarrà per decenni zona di riferimento, per poi essere gradualmente e totalmente dimenticata ed assorbita in un tessuto urbano esteso, mantenendo unicamente la posizione panoramica e rialzata rispetto al centro abitato vero e proprio e l'esclusiva caratteristica residenziale;
- “a cruxèa”, una zona tra gli appezzamenti coltivati, crocevia tra alcune delle vecchie strade; qui in uno spazio piuttosto limitato si incontravano varie strade, formando due incroci:
- il primo, verso Ponente, era caratterizzato dall’incontro tra la “strada de Nuxèu” (Strada vicinale San Lazzaro – oggi via San Lazzaro) a nord, la “Strada du Beùn” (Strada Comunale del Bastione – oggi via San Lazzaro) a sud e la “Strada de Mezàigua” (Strada Comunale di Mezzacqua) ad est (oggi via Cristoforo Colombo) e ad ovest (oggi via Rattalino); il tutto in prossimità della casa conosciuta come “Cà da cruxèa”, la quale verrà demolita, come già detto, per la realizzazione della lottizzazione effettuata dello “Zodiaco”;
- il secondo, verso Levante, era caratterizzato dall’incontro tra la “Strada da Cà Giànca” (prolungamento della Strada Vicinale San Damiano – oggi via San Damiano) a nord, la “Strada da Braia” (Strada Vicinale del Bastione – oggi via San Damiano) a sud e la “Strada de Mezàigua” (Strada Comunale di Mezzacqua) da est (oggi via Cristoforo Colombo) ad ovest (oggi via Rattalino);
- “Binellu”, altro lotto un tempo coltivato, oggi ormai totalmente edificato, ricordato da un Condominio che ne riporta il nome, in memoria di gloriosi ritrovamenti archeologici di epoca paleocristiana, conservati nel museo di Albenga, vicino al Battistero ed alla Cattedrale;
- “a Ciassètta”, (odierna Piazza Santa Rita e precedentemente Piazza Prospero Marchiano [Prospero Marchiano, cittadino andorese che effettuò nell'Ottocento un importante lascito alla Congregazione di Carità di Genova e che successivamente, anche con l'interessamento e la contribuzione del Marchese Giuseppe Maglioni diventerà la Colonia Stefania Maglione e poi Albergo dei Poveri di Genova o Colonia Brignole), il luogo di ritrovo delle compagnie di varie generazioni, campo di giochi, passatempi, incontri, avventure, marachelle e ricordi dei bambini e ragazzini di ieri; si ricorda almeno una volta all’anno, con viva partecipazione dell’abitato, in occasione della festa di Santa Rita (22 maggio) e della cena a base di “muscoli” (cozze): per il resto pressoché dimenticata e sconosciuta; questo insieme di piccole case, addossate le une alle altre e “difese” dall’imponenza dell’antistante bastione, costituisce l’anima dell’antico borgo della Marina, più volte devastato e saccheggiato dalle incursioni di pirati e corsari e, comunque, sempre coraggiosamente ripopolato e mantenuto vivo, fino ad arrivare ai giorni nostri, ristrutturato e rivalorizzato in modo da formare “un’isola” caratteristica, seppure moderna e parzialmente alterata, in ricordo dei vecchi tipici borghi marinari, proprio nel cuore del centro urbano cittadino;
- via Carminati (anticamente Strada della Stazione), un tempo strada commerciale per eccellenza, nata a seguito della realizzazione della linea ferroviaria dopo il 1870, a poco a poco si spopola dei negozi che per decenni ne hanno caratterizzato l’esistenza;
- “orti, frutteti, campi coltivati e “zerbi” dei vari contadini e abitanti andoresi, il territorio e l’ambiente degli anni passati; coperto dall’asfalto delle strade, dal cemento delle costruzioni, dimenticato e sacrificato in favore degli investimenti e dello sviluppo.
Si arriva così all’Andora odierna, costituita e costruita come noi la viviamo.
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ANDORA DI IERI